Il senso del romanzo è magistralmente racchiuso nel titolo. L’orgoglio è un sentimento che influisce sempre negativamente sugli affetti e si confonde spesso con l’arroganza; mentre il pregiudizio è molte volte un’opinione affrettata, che può far assumere atteggiamenti sbagliati nei rapporti sociali e in amore. Entrambi quegli stati dell’animo possono condizionare la vita propria e degli altri, provocando infelicità e incomprensioni. Il bellissimo romanzo della Austen fa riflettere sui danni che spesso provocano questi due atteggiamenti negativi.

So benissimo che su questo romanzo sono stati consumati litri d’inchiostro e redatte centinaia, se non migliaia, di recensioni, in quanto è uno dei libri più amati degli ultimi duecento anni, fu pubblicato, infatti, il 28 gennaio 1813. Tuttavia, mi unisco al coro degli adulatori e descrivo le buone sensazioni che mi suscita la lettura di questo capolavoro.


Orgoglio e Pregiudizio – Incipit

È una verità universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di una discreta fortuna debba essere in cerca di una moglie. Per quanto poco si sappia dei sentimenti e delle opinioni di quell’uomo al momento del suo arrivo in una nuova comunità, questa verità è radicata a tal punto nella mente dei suoi vicini da far sì che venga considerato legittima proprietà dell’una o dell’altra delle ragazze da marito.


Il romanzo narra degli amori delle sorelle Jane ed Elisabeth Bennet. In particolare dell’ultima, dotata di una personalità non perfettamente in linea con i dettami di un’epoca molto poco coniugata al femminile. La condizione della donna, storicamente da sempre difficile, nell’Inghilterra previttoriana era vincolata da ipocrite convenzioni sociali, differenze di classe e leggi statali fatte da uomini e per gli uomini.

La storia ruota intorno alla famiglia Bennet, di condizioni modeste. Il padre è un gentiluomo di buoni sentimenti ma indolente rispetto ai suoi doveri sociali e di capofamiglia, la madre una donna insopportabile, poco signorile e arrivista, il cui unico sogno è quello di sposare le sue cinque figlie. Jane ed Elisabeth, le prime due, sono ragazze intelligenti, di buona cultura e assennate, le altre tre sono invece del tutto simili alla madre.

Dovresti imparare la mia filosofia di vita: ripensa al passato solo se il suo ricordo ti dà gioia.

La Trama

Un giovane di buona famiglia, Charles Bingley, affitta una tenuta nell’Hertfordshire. Trattandosi di uno scapolo, accende le fantasie di molte giovani donne del paese. In particolare, quella di Mrs. Bennet, che vuole sistemare le sue cinque figlie. Bingley organizza un ballo, durante il quale si innamora di Jane Bennet, mentre l’amico, Fitz-William Darcy, appare presuntuoso e antipatico. La famiglia Bennet non può considerarsi ricca, ma ciò che crea più imbarazzo alle due sorelle è la meschinità della madre.

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Mr. Darcy cerca di distogliere l’amico dall’idea di imparentarsi con una tale famiglia. Intanto, Mrs. Bennet, con lo scopo di combinare il matrimonio, manda Jane a far visita a Mr. Bingley, sperando che il cattivo tempo possa bloccarla lì. Infatti, Jane viene sorpresa dal temporale, si ammala e resta dai Bingley per diversi giorni, assistita dalla sorella Elisabeth, che ha così modo di conoscere meglio Darcy, che però continua a considerare altezzoso e antipatico, mentre lui inizia a innamorarsi di Elisabeth.

Tornate a casa le due sorelle, la famiglia riceve la visita di Mr. Collins, ecclesiastico che, per una ingiusta legge dell’epoca, avrebbe ereditato la loro casa alla morte del padre. Egli cerca moglie e spera di trovarla tra le sorelle Bennet, ma riceve il rifiuto da Elisabeth, da lui scelta. Si sposa allora con Charlotte Lucas, amica dei Bennet, che cerca invece una buona sistemazione.

Dopo qualche mese, Elisabeth va a far visita a Charlotte, che risiede a Rosings. Qui incontra Mr. Darcy, che finalmente dichiara il suo amore per lei. Tuttavia, dalle sue parole emerge il disprezzo per la sua famiglia e lei lo respinge. Dopo qualche tempo, Elisabeth fa un viaggio con gli zii e incontra nuovamente Mr. Darcy, che si comporta in modo molto più gentile rispetto ai precedenti incontri. Elisabeth, pian piano, si innamora di lui e, quando tutto sembra mettersi per il meglio, e anche Bingley e Jane potrebbero riavvicinarsi, Lydia, un’altra delle sorelle Bennet, fugge di casa con un ufficiale poco raccomandabile. Darcy, per evitare lo scandalo che travolgerebbe tutte le ragazze Bennet, raggiunge i due fuggiaschi e obbliga l’ufficiale a sposare Lydia, dietro un compenso in danaro.

Nello stesso tempo, Bingley fa ritorno nell’Hertfordshire, dove rivede Jane di cui è ancora innamorato. I due si fidanzano, per la gioia di Mrs Bennet. Gli ultimi a unirsi saranno Mr. Darcy ed Elisabeth, perché ostacolati dalla zia di lui, Lady de Bourgh, che desiderava far sposare sua figlia con il nipote. Alla fine, l’orgoglio di lui e il pregiudizio di lei vengono superati dall’amore reciproco.

Chi non cambia mai la propria opinione ha il dovere di essere sicuro di aver giudicato bene sin da principio.

La recensione

Elisabeth Bennet è probabilmente l’alter ego di Jane Austen: non bellissima ma intelligente e affascinante. In una società tutta al maschile, attenta a non mischiare le classi sociali, non era facile la vita per una ragazza carina ma di basso rango e, soprattutto, non stupida. Le sue eroine vivono spesso questa condizione di inferiorità, pur essendo più intelligenti e preparate delle loro coetanee, solitamente vuote e stupide, disposte a sposare un uomo che non amano pur di “sistemarsi”. Elisabeth non voleva questo dalla vita e probabilmente Jane Austen la pensava proprio come il suo personaggio, non essendosi infatti mai sposata.

Eppure, nonostante non faccia nulla per conquistarlo, sarà proprio Elisabeth a far innamorare l’uomo più desiderato. Lei, che dovrà combattere sia con l’orgoglio di Darcy, che rifiuta la sua famiglia, così volgare e di ceto inferiore, sia con il proprio pregiudizio, che le impedisce di vedere le qualità dell’uomo. Entrambi però comprendono di avere sbagliato, facendosi confondere da emozioni poco nobili. Ecco che il sentimento di disprezzo si evolve fino a tramutarsi in amore vero.

La penna della scrittrice però non si limita a tratteggiare solo i due personaggi principali, ma rappresenta in modo chiaro la società di quel periodo. Ed è questo l’aspetto più interessante e avvilente del romanzo. Le signore non svolgevano alcuna attività lavorativa, né avevano impegni da assolvere, ma trascorrevano il tempo a chiacchierare, leggere, scrivere lettere, suonare il pianoforte. I balli erano importantissimi, per fare nuove amicizie ma, soprattutto, per incontrare potenziali mariti.

Ogni donna ambiva a sposarsi con un uomo ricco e di buona famiglia per conquistarsi un posto nella società rispettabile. Ma, in mancanza di ciò, la triste alternativa restava sempre e comunque un matrimonio conveniente. Era molto difficile che si realizzassero matrimoni tra ceti diversi, perché il rispetto delle classi sociali era molto rigido, ma anche perché una tale eventualità avrebbe potuto creare problemi a entrambi gli sposi. In sintesi, il nostro vecchio detto: moglie e buoi dei paesi tuoi.

Tutti noi vogliamo insegnare agli altri, anche se riusciamo a trasmettere solo quello che non vale la pena di imparare.

Conclusione

Esistono molte trasposizioni cinematografiche e televisive di questo libro e di altri della scrittrice britannica, finanche una sua biografia, ma la lettura del libro è un’esperienza assolutamente personale. Consiglio sempre di leggere il libro, possibilmente prima di vedere il film, così i personaggi li vediamo come ce li mostra l’autore, ma anche in caso contrario, la lettura del libro aggiunge sempre qualcosa rispetto alla trasposizione sullo schermo.

La scrittura di Jane Austen è fluida e molto gradevole, ma soprattutto semplice, una grande dote per uno scrittore che scrive per gli altri e non per se stesso. Il romanzo, che non leggevo da anni, mi è piaciuto molto e mi riprometto di rileggere altro della Austen. Tuttavia, mi ha lasciato un velo di tristezza, come sempre accade quando vedo che gli uomini si sono conquistati il potere sociale non per merito ma con la prepotenza. Non trovo giusto che tante donne abbiano dovuto rinunciare alla propria vita perché costrette da una società maschilista, che le voleva stupide e sottomesse.

Per comprendere ciò, riporto uno stralcio del romanzo, dalla lettera che Mr. Collins, uomo stupido e di scarso interesse, scrive a Mr. Bennet, uomo indolente e spesso inutile, per consolarlo dopo la fuga della figlia Lydia con l’ufficiale avventuriero: “La morte di vostra figlia sarebbe stata una benedizione in confronto a questo”. In questa frase c’è tutta la miseria di una mentalità retrograda e maschilista. Un uomo augura a un padre la morte della figlia, piuttosto che la sua fuga d’amore. Non c’è altro da commentare. Jane Austen sapeva anche tirare dei colpi mortali alla società in cui viveva.

L’aspetto che più mi piace dell’atmosfera che sa creare la scrittrice è il romanticismo, il corteggiamento, l’ingenuità nei confronti dell’amore, le guance rosse, le attese, le lettere. Non dico che oggi non esistano sentimenti degni di animi sensibili e che tutti quei complicati rituali di fidanzamento non fossero troppo complicati, ma un po’ di romanticismo in più non mi dispiacerebbe. Allora, ben venga Jane Austen con la sua narrativa ricca di dialoghi, i buoni sentimenti non possono che far del bene a tutti noi.

Autore

Silvio Coppola

Silvio Coppola è nato a Salerno. Musicista, scrittore, giornalista e conduttore radiofonico. È stato redattore per riviste specializzate di computer music, ha suonato nei migliori locali e piano bar della Campania, ha collaborato con il grande drummer napoletano Tullio De Piscopo, con cui ha composto due canzoni.